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marzo

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Ermetina: l’anarchia dello Spirito

by Luca Marcelli

Ermetina Mira ideatrice della Cucina dello Spirito a Monteprandone

Ermetina Mira è originaria di Mogliano, in provincia di Macerata, ora vive a Monteprandone, dove gestisce l’Hotel-Ristorante San Giacomo insieme alla sua famiglia. Ermetina ha saputo declinare la sua passione in lavoro. Ideatrice della Cucina dello Spirito, innovativa e rivoluzionaria per natura, sono ancora molte le cause per cui si batte, talvolta come una voce fuori dal coro. Per noi, la sua diversità d’opinione è ricchezza.

Chi è Ermetina Mira?

Sono sposata con Franco, motivo per cui mi sono trasferita a Monteprandone; abbiamo due figli. La mia passione in cucina mi ha portato, con il tempo, a conoscere e apprezzare le tradizioni enogastronomiche locali. Il Ristorante San Giacomo propone ricette che puntano sulla stagionalità della materia prima, nel rispetto della nostra tradizione. Ho pensato che questo lavoro potesse essere un modo per presentare il territorio; che fosse necessaria una vetrina per promuovere il mio paese e, più in generale, l’intera regione. Da qui il progetto della Cucina dello Spirito, che rievoca le tradizioni del monachesimo in questa zona delle Marche.

In cosa consiste La Cucina dello Spirito?

È un progetto di accoglienza nato nel 2005. Prevedeva di coniugare la cucina, nello specifico ricette monastiche delle Marche e di altre regioni, a numerosi eventi culturali. Ai tempi, si era creata un’associazione che includeva i comuni di San Benedetto del Tronto, Monteprandone, Offida e Monsampolo del Tronto, ferma la convinzione che mettere in rete più ristoranti con l’obiettivo comune di promuovere la propria terra fosse una formula vincente. A Monteprandone siamo partiti dalla figura di San Giacomo della Marca e dalla tradizione monastica a tavola, aprendo il Convento del Santuario di San Giacomo e organizzando visite guidate ai Musei e alle Chiese del borgo. Praticamente, al turista veniva offerto un pacchetto.

Parli della Rete al passato. Come mai?

La rete della Cucina dello Spirito oggi non esiste più; in primis per la mentalità degli operatori, che da anni non si impegnano in obiettivi comuni, orientati, ognuno, a promuovere unicamente la propria struttura. Un’altra causa è legata allo scarso supporto ricevuto dal pubblico; è mancato l’interesse. Spero che questo periodo di crisi faccia riflettere sul fatto che s’è persa una possibilità in più. Ancora adesso, quando mi confronto con gli esperti del settore, mi viene rimandato che l’idea aveva un grande potenziale; forse non è stato sfruttata nel modo giusto. Io continuo a portarla avanti da sola, ma non è più un progetto d’accoglienza; è un modo per tenere in vita la passione per il mio lavoro e per il mio territorio.

La Cucina dello Spirito il libro con le ricette

Enogastronomia e spiritualità rappresentano due prodotti turistici fondamentali per lo sviluppo del nostro territorio. Cosa andrebbe fatto per incentivarli?

Abbiamo un patrimonio enogastronomico importante, che andrebbe sfruttato e raccontato con entusiasmo. Allo stesso modo, la Cucina dello Spirito è un’esperienza di questa parte delle Marche. Aprire le abbazie, le chiese, i conventi, i monasteri, svelarne i colori e i ritmi emozionerebbe il turista. Soprattutto in questo momento, decadente e amorale, difficile e frenetico, credo che le persone abbiano bisogno di ritrovarsi; questi nostri luoghi mi sembrano il posto ideale.

Quali sono le lacune relative al sistema di offerta e di accoglienza turistica delle Terre del Piceno?

Nel nostro territorio, sono le sagre a minare la valenza delle tipicità locali. Questo è un argomento che nessuno vuole toccare. La sagra dovrebbe essere un momento eccezionale per un paese, di esaltazione dei prodotti tipici. Da noi si intervallano centinaia di sagre che non hanno alcun legame con ciò che caratterizza il territorio. Non lo dico per tutto quello che si è perso economicamente, ma per la svalutazione che c’è stata dei prodotti del territorio. Noi dovremmo assolutamente tutelarli e promuoverli. Una tradizione che si è persa e che abbiamo riproposto è quella della raccolta e della lavorazione in cucina delle ortiche. Tramite la Cucina dello Spirito abbiamo cercato e promosso numerose ricette: le tagliatelle con le ortiche, il risotto all’ortica, la frittata all’ortica, i ravioli di ortiche. Va fatta un’altra riflessione: l’operatore turistico, per promuovere il territorio, deve conoscerlo. Ad esempio, l’operatore di San Benedetto del Tronto non conosce l’offerta turistica dei comuni di Offida, Monteprandone, Acquaviva Picena e viceversa. È una grossa lacuna.

Secondo te, perché un turista dovrebbe venire nelle Terre del Piceno ?

Me lo chiedo sempre anch’io, poi mi rendo conto che, nonostante la nostra disorganizzazione e la mancanza di obiettivi comuni, il paesaggio, la qualità della vita, le materie prime, spesso bistrattate, rappresentano i nostri punti di forza. In questo momento di forte spinta alla globalizzazione, dove tutto tende ad essere uniformato, è essenziale rilanciare le peculiarità del territorio. Permettetemi di dire che questa è una strategia che andava già promossa in passato.

Qual è il tuo sogno nel cassetto?

Dopo aver lavorato tanti anni per i turisti e per il potenziale cliente, il mio sogno è poter essere solamente una turista.

Grazie Ermetina.

valedf83@libero.it

luca.marcelli1980@gmail.com

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