Chiesa della SS. Trinità

Località: Amandola

Un rogito datato 14 giugno 1265 sancisce la vendita di una chiesa dedicata a San Ruffino, sita nel breve piano-ro del Castel Agello, da parte del proprietario Ser Arpinello dei Conti Giberti al nascente Comune di Amandola. Lo storico Ferranti (1891) suggerisce che sia stata edificata dagli stessi monaci benedettini che costruirono l’Abbazia dei Ss. Ruffino e Vitale, mentre i rilievi documentali mostrano che la costruzione comprendeva ab origine anche l’abitazione dei monaci ed una vigna ai piedi di Agello, come risulta dalla vendita di questa al Comune nel 1277. Solo più tardi la chiesa acquisì definitivamente il titolo di Ss. Trinità in seguito alla costituzione della medesima Confraternita. L’edificio mantiene tutte le caratteristiche di compattezza nella tessitura muraria in pietre e laterizio, come si addice ad una costruzione romanica. Ad unica aula con volta a capriate, spessi contrafforti bilanciano le pareti laterali per mantenere la spinta contraria delle “catene” del tetto; fra queste lesene, ampie finestre strombate aperte nel 1576 permettono il passaggio di luce che rischiara la penombra dell’ambiente; la facciata reca un portale della stessa epoca e, soprastante una finestra dallo sguancio accentuato. Un campanile a vela si eleva a suggerire lo slancio verso l’alto della greve costruzione. Nell’interno, a pianta rettangolare, l’altare ligneo dell’amandolese Simone Benattendi successivamente dorato dai fratelli Malpiedi, è composto da due ordini di colonne di cui quelle anteriori decorate ‘a racemi mentre quelle posteriori, rastremate, sono decorate per un terzo della base, quindi scanalate. Capitelli corinzi sostengono l’architrave che fa da base al fregio interrotto da un cartiglio centrale dorato mentre il frontone chiude in alto la trabeazione su cui due angeli, che mantengono un encarpo, racchiudono in un piccolo timpano l’immagine dell’Eterno. La pala d’altare è costituita dal Cristo agonizzante di fattura veneta (1620), in origine policromo, a cui fa da sfondo la sottostante immagine dei Ss. Ruffino e Vitale, del Malpiedi (1648). Altri due altari sono disposti ai lati, quello non completa-to, mancante della doratura’ è opera di Scipione Paris o della sua bottega (1678), mentre quello di sinistra che racchiude l’affresco di Muzio Vannucci, amandolese, è datato 1606 e ripete la raffigurazione dei Ss. Ruffino e Vitale accanto alla Madonna in trono; dello stesso autore l’opera contrapposta datata 1600. Due tele concludono l’arredamento: una Madonna con Bambino fra i Ss. Filippo, Desiderio; e la Madonna con Giuseppe e S. Antonio da Padova che intercede per la salvazione delle anime.

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